Tornio usato

Categoria: Archivio Macchine Industriali
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Storia

I primi esempi di questo macchinario possono essere datati addirittura alla preistoria. Il suo meccanismo era molto semplice: formato da un piatto era fatto girare semplicemente avvolgendo una corda che, con un movimento in avanti e indietro faceva girare nei due sensi il piatto e quindi il corpo da lavorare, fino al raggiungimento della forma voluta.

Risale al 500 a.C. il tornio a balestra: questo meccanismo faceva sì che l’artigiano potesse avere entrambi le mani libere e quindi lavorare con entrambe. Il movimento del piatto era affidato ancora una volta ad una corda di cui un lato era legato ad un pedale (con cui veniva attivato il meccanismo), mentre l’altro a una molla di una balestra che richiamava la rotazione dello strumento.

Nel medioevo, con il continuo sviluppo della meccanica sono applicate numerose altre migliorie anche al tornio. Si ricorda a riguardo della possibilità del moto continuo, assicurato a una ruota che per mezzo di una cinghia, trasmetteva il moto all’asse. Sempre in questo periodo si collegò la ruota a un sistema attivato a pedale: questo sistema non era del tutto nuovo in quanto già usato, ad esempio, per il sollevamento dell’acqua. Queste informazioni ci vengono tramandate da uno dei massimi esponenti del rinascimento italiano, Leonardo da Vinci che nel Codice Atlantico ce ne fornisce una documentazione. Questo meccanismo fu poi accantonato dalla necessità di torniare anche i metalli, e quindi di torni più robusti: non fu comunque sia del tutto abbandonato e, non a caso, è ancora oggi possibile vedere artigiani che lavorano con questo tipo di tornio.

Intorno al 1750 furono realizzati i primi torni per la lavorazione del ferro, soprattutto per le ruote delle locomotive o per le parti delle prime automobili. Fu quindi realizzato il tornio a motore a vapore. Alla fine del secolo (1797) l’inglese Henry Maudslay, ideò il primo tornio per la lavorazione delle viti; questa lavorazione migliorò col passare del tempo, aggiungendosi da ultimo il tornio a controllo numerico.

Struttura

La struttura tipica del tornio è pressoché simile per tutti i modelli; escludendo quelli verticali, infatti, hanno, di solito sul lato sinistro del lavoratore, un corpo costituito da un motore alimentato ad elettricità il quale, servendo di cinghie e sistemi di ingranaggio, trasmette la rotazione a un elemento di forma circolare e piatta su cui è posizionato di solito un mandrino (ma vengo anche utilizzati trascinatori) che ha il compito di reggere il pezzo da lavorare.

Nella parte destra è posto un banco rigido fatto in ghisa o ferro. Su questo stesso banco vengono posizionate nella parte superiore due guide tra loro parallele su cui scorrono un carrello destinato a portare gli utensili e un sostegno con il compito di sorreggere il corpo se troppo lungo o, eventualmente per eseguire i fori assiali(questa parte prende il nome di contropunta). Il carrello è mobile sia a mano tramite una maniglia oppure in modo automatico sfruttando un meccanismo simile al cambio delle automobili. Questo dispositivo permette di spostare il carrello mentre il pezzo da lavorare ruota mantenendo nel corso del tempo una velocità costante.

Il sostegno per la contropunta è composto da una base in grado di scorrere e da un’altra parte fondamentale: una sorta di cilindro forato mobile. Questo cilindro è perfettamente allineato con il punto centrale di roteazione del meccanismo di attivazione del macchinario. Qui sopra si possono attaccare diversi attrezzi come ad esempio punte a forma elicoidale per la foratura, punte a forma liscia o mandrini per il trapano.

L’applicazione delle punte a forma elicoidale per la foratura è molto veloce dato che porta un innesto a forma di cono che può facilmente sostenerlo grazie all’attrito. È interessante notare che in questo campo intervenne anche Samuel Morse, inventando il cono che porta per l’appunto il suo nome. Ovviamente perché possa uscire un buon lavoro è necessario non solo la precisione dello strumento, ma anche l’abilità del tecnico.

Tornitura

Si chiama tornitura quel processo industriale che consiste essenzialmente nell’asportazione di truciolo. In questo convivono sia uno moto circolare, proprio del pezzo da lavorare, e rettilineo proprio invece del tornio. La parte tagliente di questo apparecchio entra nella parte da lavorare staccando la parte in eccesso, formando così il truciolo, cioè la parte da scartare. Questo processo viene utilizzato molto anche con parti di metallo, nonché di legno e di pietra. Viste le molteplici applicazioni, esistono numerosi tipi di tornitura, che differiscono tra loro a seconda della superficie che si vuole ottenere:

  • tornitura piana (altrimenti detta a sfacciatura): in questo caso si ottengono superfici piane che sono perpendicolari all’asse di rotazione del corpo;
  • tornitura conica: in questo caso si ottengono superfici coniche;
  • tornitura cilindrica: in questo caso si ottengono superfici cilindriche dello stesso asse di rotazione del pezzo;
  • tornitura elicoidale: in questo caso si ottengono superfici a forma elicoidale;
  • tornitura di forma (detta anche profilatura): in questo ultimo caso si ottengono contorni più complesse.

Un’altra differenzazione può essere quella della posizione dell’utensile; in questo caso può essere interna, se la lavorazione avviene all’interno per mezzo di un cavo, o esterna, se la lavorazione viene eseguita all’esterno dell’oggetto.Un’altra divisione si ha a seconda del livello di lavorazione: sgrossatura nella prima parte e finitura nell’ultima parte di lavorazione.

La tornitura assume anche altri aggettivi: ad esempio si dice tornitura a troncatura se l’attrezzo toglie il pezzo già finito dal materiale rimanente, oppure si dice tornitura a tuffo se invece il tornio penetra nell’oggetto. Si parla invece di testimone allorché il pezzo si stacchi troppo presto lasciando una parte di materiale non lavorato o, meglio, tornito. Nella tornitura a copiare infine, si usa un tastatore che scorrendo trasmette il proprio moto al tornio che così riproduce la linea sul pezzo.

Tipi di tornio

I torni, a seconda del loro uso specifico, della loro costituzione e della loro morfologia possono essere divisi in più categorie:

  • Semplice: si definiscono in questo modo quei torni il cui avanzamento avviene soltanto per via manuale. Vengono definiti paralleli quelli in cui il moto può avvenire sia a mano che in mondo automatico. Questa differenza fa sì che con il secondo tipo si ottengano sul piano quantitativo prestazioni più alte ma, per il resto, questi due tipi di macchine sono pressoché simili: banco (o basamento), carrello portautensili, testa motrice;
  • Semiautomatico a torretta (o revolver): si definiscono in questo modo quei torni in cui gli attrezzi necessari per la lavorazione vengono ordinati radialmente su una torretta in un ordine prestabilito e mossi dall’operaio durante il procedimento;
  • Per copiare: si definiscono in questo modo quei torni in cui il pezzo viene lavorato per mezzo di un attrezzo che si muove in modo automatico seguendo una linea imposta da una copia. Possono essere considerati della categoria dei torni semiautomatici;
  • Automatico: si definiscono in questo modo quei torni destinati soprattutto alla realizzazione in grandi serie di oggetti che possono essere ricavati da barre (di sezione sia circolare sia quadrata sia esagonale). Questi oggetti sono di solito di piccole dimensioni, come ad esempio viti o perni, e vengono ultimati da un altro tornio, quello automatico attraverso azioni tutte automatiche;
  • Universale: si definiscono in questo modo quei torni adatti a lavorazioni universali. Le differenze dagli altri modelli sono molteplici e vanno dalla regolazione delle gamme di velocità del mandrino, allo spostamento idraulico della contropunta, fino alla filettatura servendo di patroni che possono essere scambiate;
  • Semiautomatico con utensili multipli: si definiscono in questo modo quei torni che permettono una lavorazione contemporanea con molti attrezzi;
  • Da ripresa: si definiscono in questo modo quei torni adatti alla fabbricazione industriale di oggetti ricavabili via tornitura. La denominazione ”da ripresa” è dovuta al fatto che i pezzi sono introdotti uno per volta mentre la lavorazione continua automaticamente;
  • A controllo numerico: si definiscono in questo modo quei torni che rappresentano senza alcun dubbio il massimo sviluppo di questo arnese. Definito anche CNC, svolge senza problema tutte le azioni svolte dagli altri torni ma, ovviamente, in modo computerizzato. I dati della lavorazione sono immessi nel programma della macchina che svolgerà, sfruttando anche i laser, il lavoro senza problema. È fornito inoltre di un meccanismo di controllo che interviene se eventualmente dovessero esserci problemi. È inutile dire che con questa macchina si ottengono lavori di altissima precisione, perché considera non solo i millimetri, ma addirittura i millesimi di millimetro. Si evince quindi che, con questa macchina, il lavoro dell’operatore è ridotto al minimo: deve, infatti, limitarsi al solo controllo della macchina e, eventualmente, effettuare il campionamento. Questo dimostra anche a cosa può portare la tecnologia: si ottengono, infatti, ottimi lavori ma a pagarne è il ceto lavorativo che deve fare spazio all’avanzata delle macchine. Chiaramente questa macchina favorisce notevolmente le industrie che possono produrre oggetti curatissimi a poco prezzo, dato che non devono stipendiare operai;
  • Verticale: si definiscono in questo modo quei torni che servono per la tornitura di pezzi di ampio diametro, nonché di alto peso. Si riferisce soprattutto a grandi pulegge, ruote dentate e simili;
  • Per ceramica: si definiscono in questo modo quei torni simili nella struttura al caso precedente. La pasta che deve essere lavorata è posta su un piatto azionato dall’artigiano per mezzo di un pedale (o di un motore). È richiesta ovviamente una grande abilità artigianale.

Dove acquistare

L’acquisto di un tornio ideale per il nostro lavoro si può rilevare un compito alquanto difficile. Se poi, per risparmiare, si preferisce l’acquisto di un tornio usato, l’impresa può rilevarsi ancor più complessa. Spesso, infatti, può capitare che acquistando qualcosa di usato, si possano ritrovare problemi nel funzionamento; ciò capita soprattutto a lungo andare, quando anche con il nostro stesso utilizzo il nostro acquisto può rivelarsi un flop. Automobili, cellulari, personal computer usati spesso possono lasciarci delusi. Con l’acquisto di un tornio usato non perfettamente funzionante c’è quindi il rischio di non ottenere lavori così come ce li si aspettava, con la conseguenza di danneggiare l’azienda produttrice. Vendendo prodotti medi o bassi, infatti, sarà difficile che la clientela possa ritornare allo stesso punto vendita. Ecco perché nell’acquisto di questo macchinario usato ci vuole tantissima attenzione.

Ciò che importa sapere è prima di tutto la condizione generale del tornio usato, onde evitare spiacevoli sorprese una volta completato l’acquisto. Addentrandoci poi nelle sue funzioni è poi necessario sapere il livello di precisione dell’utensile e la sua affidabilità sul punto di vista del sistema elettrico. Perché ci siamo questi controlli è necessario essere persone molto esperte o, se si è ancora alle prime armi, il consiglio di un esperto che, in maniera quanto più oggettiva, ci elenchi i pregi e i difetti del macchinario che siamo in procinto di acquistare.

Questa attenzione deve essere alta soprattutto con uno degli ultimi macchinari inventati in questo campo, vale a dire il tornio a controllo numerico: questo macchinario, così come si può capire dal nome, funziona in maniera elettronica ed è molto precisa per cui basta un piccolo problema perché l’intera macchina si riveli non utilizzabile. Proprio per questo caso, ma anche per gli altri tipi di torni, si consiglia di farsi dare delle assicurazioni scritte sulla qualità e sul funzionamento di ciò che si sta per acquistare.

Publicato: 2010-04-03Da: Redazione

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