Origini
La tecnica di riflessologia plantare era già conosciuta millenni fa. In Egitto, precisamente nella necropoli di Sakkara, è stato rinvenuto un reperto che testimonia l’uso della riflessologia podalica. Si tratta di un affresco che raffigura un massaggio delle mani e dei piedi, e che risale a circa 4000 anni fa. Analoghe tecniche sono state inoltre utilizzate dai pellerossa del Nord-America, e nella civiltà indiana, cinese e tibetana. In Occidente la medicina tradizionale ha scoperto le potenzialità della riflessologia plantare solo all’inizio di questo secolo.
Il dottor William Fitzgerald, americano, aveva frequentato a Vienna l’Istituto di Studi Orientali, dove aveva appreso le tecniche di digitopressione cinesi. Dopodiché, sfruttando queste conoscenze, imparò ad eseguire operazioni alla gola e al naso senza ricorrere all’anestesia. Approfondendo queste applicazioni pratiche, questo medico tracciò delle mappe sistemiche delle zone riflesse. In base a queste, il corpo umano è attraversato da un reticolo longitudinale, che parte dalle dita dei piedi e delle mani e si congiunge sul cranio. Fitzgerald elaborò la teoria c.d. “zonale”, ma non trovò comprensione nella classe medica, e ben presto finì nel dimenticatoio.
Bisogna aspettare il dottor Joe Shelby Riley, ma soprattutto Eunice D. Ingham, che verificò e aggiornò la mappe di Fitzgerald, e nel 1938 pubblicò il libro intitolato “Le storie che i piedi possono raccontare”. Dalla sua esperienza nacque la prima scuola di riflessologia plantare. Dopo alcuni decenni sono nate parecchie scuole di matrice diversa, che hanno introdotto metodi e tecniche nuove. Ricordiamo le scuole europee della Germania e dell’Inghilterra. In Italia dobbiamo ricordare Erasmo Buzzacchi ed Elipio Zamboni, che hanno dato vita ad una vera e propria “scuola italiana”.
Le mappe elaborate dalle varie scuole possono essere anche parecchio diverse tra loro, in quanto adottano chiavi di lettura non uguali. Ma il proverbio cinese “Il sorriso viene dai piedi” resta il caposaldo di questa disciplina, qualunque sia la scuola e la metodologia seguite.
Come funziona
La riflessologia plantare si basa sul principio che il piede è in stretto rapporto con il resto del nostro corpo. Questa consiste in un massaggio ai piedi utilizzando soltanto i pollici. Attraverso questa particolare tecnica di massaggio è possibile riequilibrare l’equilibrio perduto nel nostro corpo, e quindi curare disturbi e patologie in atto. I piedi sono ricchi di terminazioni nervose che, stimolate nel modo più opportuno, mandano precisi messaggi al cervello, che poi “risponde” intervenendo là dove è necessario. Nel corso della seduta, l’operatore effettua pressioni sulle zone del piede che formano una mappa dei punti riflessi.
Il movimento deve essere a scatto e con un ritmo continuo. Per quanto riguarda i punti, la mappa è così rappresentata: le dita corrispondono alla testa, scendendo più giù troviamo il calcagno, che corrisponde invece al bacino. I due piedi corrispondono esattamente alle nostre due metà del corpo, con gli organi che vi sono inclusi. Quando il punto riflesso del piede viene stimolato, può esserci una reazione di piacere, indifferenza, oppure fastidio. Una volta individuata la disfunzione dell’organo corrispondente al punto riflesso, che provoca malessere, bisogna ovviamente individuarne le cause. Il massaggio al piede secondo la riflessologia plantare agisce sul miglioramento della circolazione sanguigna e linfatica, e sul riequilibrio dei sistemi nervoso ed endocrino.
Questa azione combinata permette al corpo di ritrovare il suo equilibrio funzionale. Quali sono le qualità che bisogna possedere per essere un buon operatore di riflessologia plantare? Innanzitutto una buona manualità, la conoscenza approfondita delle aree riflesse del piede, la conoscenza della fisiologia e della psicologia, e un approccio unitario e olistico alla persona, intesa come unità di corpo e spirito. La riflessologia plantare viene per lo più utilizzata per allentare le tensioni e lo stress che il corpo accumula ogni giorno. L’obiettivo è il ripristino dell’equilibrio dell’organismo, che molte volte viene “sconvolto” dall’ambiente circostante e dalle emozioni, spesso negative, che ci colpiscono provocandoci spiacevoli reazioni.
Anatomia del piede
La cura del piede è importante non solo per l’aspetto estetico, ma soprattutto per quello legato alla salute, infatti ogni segno del piede (verruca, durone o callo) indica una sofferenza nell’area corrispondente del corpo. Dedicando ai piedi le giuste attenzioni quotidiane, possiamo prevenire molti problemi anche gravi.
Dal punto di vista funzionale e anatomico il piede è molto complesso. E’ formato da 26 ossa, 14 legamenti, 13 articolazioni e 21 muscoli. Tutto il peso del nostro corpo è sostenuto dai piedi, che oltre a consentirci di mantenere la posizione eretta, ci consentono di ammortizzare lo scarico a terra e muoverci con flessibilità e morbidezza.
Il piede risulta diviso in tre zone principali: falangi, metatarsi e tarso. Ogni dito ha tre falangi, solo l’alluce ne ha due. I metatarsi sono le lunghe ossa che corrispondono alle cinque dita. Il tarso è formato da sette ossa molto diverse tra loro.
Un’altra suddivisione importante che bisogna conoscere è quella che ripropone le quattro zone divise in modo trasversale, per inquadrare il corpo sul piede. La prima zona è costituita dalle falangi, ed individua cingolo scapolare, testa e spalle. La seconda zona è quella dei metatarsi, e consente di individuare gli organi del torace, il diaframma e tutto ciò che si trova al di sotto, escludendo l’intestino. La terza zona include le ossa del tarso, coincide con l’arco plantare, e corrisponde agli organi intestinali. La quarta zona include astragalo e calcagno, cioè il tallone. Ad essa corrisponde la zona pelvica ed il bacino.
Il piede può essere anche suddiviso partendo dalle sue facce (o lati). La pianta è la faccia inferiore del piede, che poggia a terra. Il dorso è la sua faccia superiore. Poi per ciascun piede abbiamo una faccia interna o lato “mediale”, ed una faccia esterna o “laterale”. La parte “distale” di un osso è quella che protende verso le dita, mentre quelle “basali” sono verso il tallone.
Automassaggio
Basterebbero quindici minuti al giorno da dedicare a noi stessi, alla cura dei nostri piedi, per conquistare un grande benessere psico-fisico. Possiamo provare a praticare l’automassaggio ai nostri piedi, e verificare subito quanto giovamento è possibile trarne. Questo auto trattamento è molto utile per prendere confidenza con i piedi, i loro muscoli e per provare gli effetti delle varie tecniche. La posizione più giusta da assumere è quella seduta con la schiena ben dritta, con la caviglia appoggiata sulla coscia opposta, in modo da poter raggiungere facilmente il piede.
Si consiglia di iniziare il massaggio dal piede sinistro. Si afferra il piede lateralmente, e si esegue un movimento alternato con le mani (una sale e l’altra scende). Poi si prende il collo del piede, e con l’altra mano si afferra il calcagno, eseguendo dei movimenti oscillatori del piede e della caviglia. Dopodiché si afferrano le dita, appoggiando il palmo della mano sulla pianta del piede. Poi si pratica la tecnica di “allungamento dei tendini”, eseguendo i movimenti con delicatezza, almeno tre volte per ogni tendine. E’ preferibile praticare questo auto massaggio quando siamo tranquilli, preferibilmente alla sera, prima di dormire.
Cerchiamo anche di collegare ai movimenti, che vanno eseguiti sempre con lentezza e delicatezza, il ritmo del respiro. All’inizio non è facile, ma allenandosi un po’ è possibile raggiungere questo meraviglioso equilibrio tra il massaggio e il respiro. L’automassaggio migliora la circolazione sanguigna e il tono muscolare, aumenta la flessibilità dei tendini e induce senso di relax e benessere. Massaggiare i piedi significa riprendere il contatto con le proprie radici, e ricongiungerci con la parte più materiale di noi stessi.
Se scegliamo un massaggio lento e delicato avremo un maggiore benessere sul piano mentale, mentre se sarà più vigoroso avremo un effetto più energizzante. Nell’automassaggio possiamo scegliere di usare olii o creme naturali che facilitano lo scivolamento delle mani.
Diagnosi
Sia ben chiaro, non intende sostituire un referto medico o delle analisi specialistiche. Semplicemente ha la funzione di informarci su quali parti o organi del corpo sono disturbati, o presentano uno squilibrio energetico. La malattia non è altro che uno squilibrio di energia localizzato in determinati punti. Se l’energia circola armoniosamente in tutto il corpo, gli organi ne beneficiano, e si mette in moto un processo di risanamento che porta alla guarigione del soggetto. Per questo è importante – attraverso la riflessologia plantare e le mappe dei punti riflessi – localizzare lo squilibrio energetico.
La diagnosi riflessologica si distingue in due momenti: l’indagine primaria e l’ispezione visiva. L’indagine primaria si effettua attraverso la palpazione sui piedi del paziente. Il soggetto si distende e cerca di rilassarsi. Il terapista impugna prima il piede destro, poi il sinistro. In questa fase si esaminano le reazioni del paziente alla palpazione. Se il terapista tocca un punto riflesso che corrisponde ad un determinato organo, e il paziente prova fastidio o dolore, allora significa che l’organo in questione è disturbato o ammalato. Ovviamente il dolore avvertito dal paziente non deve derivare dalla pressione esercitata sul punto, ma questo un bravo terapista lo riconosce.
La diagnosi parte dalla verifica degli organi principali: cuore, fegato, cervello, polmoni, milza e reni. Va controllata con molta attenzione anche la colonna vertebrale, ed il plesso solare. Dopo di che si procede con gli altri punti, tenendo sempre presente una mappa dei punti riflessi. Se vogliamo maggiori informazioni sullo stato di salute del paziente, dovremo passare alla successiva “ispezione visiva”. Consiste essenzialmente nel leggere i segnali che il nostro corpo ci invia continuamente. Per quanto riguarda i piedi, va innanzitutto verificata la loro direzione, e la loro inclinazione verso l’esterno o l’interno.
Nel primo caso ci troveremo di fronte ad un individuo che consuma eccessivamente carne, nel secondo un individuo che mangia troppi cibi vegetali. In entrambe le situazioni si tratta di uno squilibrio. Dopo di che vanno esaminate le dita dei piedi, la colorazione della pelle nella zona riflessa e le unghie.
Diventare riflessologo
E se volessimo intraprendere la professione del riflessologo. Quali sono i corsi e le scuole da seguire per imparare le tecniche ed applicarle con serietà e professionalità? E’ ovvio che in questo campo, come in genere quelli affini, va messa al bando la superficialità, puntando soprattutto sulla formazione e l’aggiornamento continuo.
In genere per diventare riflessologo bisogna frequentare una scuola di durata triennale. La filosofia di base è una visione olistica dell’uomo, per cui il corpo e lo spirito non vanno disgiunti l’uno dall’altro. Si studia l’anatomia, l’ecobiologia dell’organismo, la deontologia professionale, le varie disarmonie emozionali. Se vi trovate in Toscana o nelle vicinanze, potete chiedere informazioni alla Dott.ssa Monica Brogi, oppure consultando il suo sito ilgiardinodellanima.it. Ci sono poi scuole in cui si insegna l’antica disciplina cinese della riflessologia, come quella che troverete segnalata sul sito www.riflessologiaplantare.org. Vi segnaliamo anche la scuola che trovate sul sito www.riflessologiazu.it.
Il sito in questione è molto interessante, potete trovare informazioni varie su questa disciplina ed anche letture sulla materia della riflessologia plantare, e non solo. Potete trovare corsi organizzati a Milano e in altri luoghi d’Italia.
Vi segnaliamo inoltre il sito www.olisticmap.it, nel quale troverete un elenco delle scuole che effettuano corsi di riflessologia plantare. Di sicuro è una disciplina affascinante, che vi metterà in contatto con le parti più profonde di voi stessi, e che vi darà la possibilità di considerare voi e chi vi circonda parti di un Tutto da curare e difendere.
Vi invito quindi ad approfondire con letture e applicazioni pratiche, assaporando la bellezza del prendervi cura del vostro corpo, che non smetterà mai di ringraziarvi. Per cominciare, vi segnalo una guida molto semplice sulla riflessologia plantare, da leggere tutta d’un fiato. E’ scritto da Alessandro Storti e Manuela Fasoli, editore “Brancato” (della serie: “I manuali”), e si intitola “Riflessologia: il massaggio zonale del piede”. Buona lettura.
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