Insetti che pungono
Le punture di insetto sono eventi piuttosto consueti durante la bella stagione e possono essere causate da numerosi animali, volanti o striscianti. Nella maggior parte dei casi le punture possono essere ascritte a insetti ed aracnidi come ad esempio:
- Zanzare: si tratta senza dubbio della tipologia di puntura più frequente, ed è causata dalle femmine di questo insetto che pungono allo scopo di ricavare il sangue destinato alla deposizione delle uova ed alla crescita delle larve. La puntura delle zanzare non è dolorosa, ma decisamente fastidiosa perché provoca una sensazione di prurito che aumenta sempre più grattando la parte lesa.
- Tafani: sono insetti che si nutrono solitamente del sangue dei grandi mammiferi erbivori, come ad esempio bovini ed equini, ma è possibile che anche l’uomo rientri fra le sue vittime. Ciò accade quando la nostra specie vive o entra in stretto contatto con le prede che solitamente i tafani attaccano. La puntura del tafano è dolorosa e pruriginosa.
- Vespe: questi imenotteri possono pungere l’uomo per difendere il proprio nido o in caso si sentano minacciate dalla presenza dell’uomo, ad esempio da movimenti bruschi ed eccessiva vicinanza. La loro puntura è piuttosto dolorosa, ma il pungiglione entra ed esce dai tessuti cutanei senza lasciare dietro di sé alcun frammento.
- Api: anch’esse appartenenti all’ordine degli insetti imenotteri, le api attaccano a scopo difensivo o quando si sentono minacciate. In seguito alla loro puntura il pungiglione carico di veleno rimane conficcato nelle carni della “vittima”, determinando la morte dell’animale.
- Zecche: anche se non sono propriamente insetti, ma appartengono alla classe degli aracnidi, le zecche entrano di diritto nella lista di organismi che possono pungere l’uomo. Questi parassiti rimangono attaccati alla pelle della propria vittima, succhiandone il sangue ed aumentando progressivamente di volume.
Altri insetti in grado di pungere l’uomo sono ad esempio bombi, cimici, calabroni, pulci, le cui modalità di attacco sono simili a quelle degli artropodi sopra descritti.
Lesioni causate dalle punture degli insetti
A seconda dell’organismo responsabile della puntura, le lesioni sul corpo della vittima sono piuttosto diverse fra loro. Per quanto riguarda le zanzare, ad esempio, in seguito al loro morso la parte colpita inizia ben presto a prudere, e in una sorta di circolo vizioso più ci si gratta e più il prurito aumenta. Grattarsi significa far entrare sempre più in circolo nei tessuti le sostanze tossiche iniettate dalla zanzara, con la conseguenza di un rigonfiamento della cute intorno alla puntura. Si tratta comunque di fenomeni fastidiosi, ma non dolorosi e senza pericoli per l’uomo.
Le vespe possiedono un grosso pungiglione e può anche accadere che attacchino senza essere state provocate. Il pungiglione inietta del veleno nel tessuto cutaneo della vittima, e l’effetto doloroso è immediatamente avvertibile; questa puntura si può gonfiare e rimanere dolente per alcuni giorni.
Ben diverso è il caso delle api, il cui pungiglione rimane conficcato nella pelle e deve essere rimosso con strumenti sterili ed una certa perizia. Spesso la sua estrazione non è semplice, dal momento che il pungiglione può essere penetrato ad una certa profondità; la sua particolare forma uncinata, inoltre, non aiuta la sua rimozione.
Nel caso di attacco da parte di una zecca, la situazione va affrontata con una certa serietà. Questi aracnidi si attaccano alla pelle in maniera subdola e spesso l’ospite non se ne accorge; man mano che la zecca si nutre del sangue della propria vittima, le sue dimensioni corporee aumentano e la sua presenza diventa evidente. La sua rimozione non è però una questione da prendere sottogamba, dal momento che l’apparato boccale della zecca, in seguito a tentativi maldestri di estrazione, può rimanere conficcato nelle carni. Se non ci si sente sicuri è sempre bene lasciare che un esperto rimuova l’animale, onde evitare il pericolo di successive infezioni.
In genere il fastidio, il prurito, il gonfiore ed il dolore associato alle punture degli insetti durano solo pochi giorni e non hanno conseguenze.
Cosa fare in caso di puntura di insetto
Non appena si viene punti da un insetto, è bene intervenire quanto prima per evitare conseguenze fastidiose. È buona cosa, prima di tutto, lavare bene la ferita con acqua tiepida e sapone neutro, mentre per le zecche bisogna procedere in modo diverso (vedi paragrafo successivo).
A seconda della tipologia di insetto può essere rimasto o meno un pungiglione conficcato nella pelle. Se non si è sicuri dell’animale che ha punto, è bene esaminare la ferita: nel caso delle vespe si noterà solo il foro di ingresso del pungiglione, mentre per api ed insetti affini nel foro sarà ben visibile la parte basale del pungiglione ancora conficcato nelle carni. La rimozione del pungiglione deve avvenire utilizzando una pinzetta ed afferrandone l’estremità un po’ come quando si deve estrarre una scheggia di legno; nel compiere questa operazione bisogna stare attenti a non schiacciare la sacca del veleno contenuta nel pungiglione. Eventualmente ci si può aiutare con un ago sterilizzato.
In seguito all’estrazione si deve trattare l’area interessata con impacchi di ghiaccio. Il ghiaccio non deve essere direttamente applicato sulla cute, ma avvolto in uno strofinaccio per evitare che il freddo causi ustioni cutanee. Questo passaggio può essere evitato per le punture di zanzara, che in genere non danno grandi problemi.
La parte lesa della cute può essere trattata con una pomata ad azione antistaminica specifica per punture e morsi di insetto, allo scopo di alleviare il prurito ed il fastidioso pizzicore. Possono anche essere assunti antistaminici per via orale, ma si tratta di una terapia in genere sovradimensionata per un semplice morso (diverso è il caso di punture plurime, ad esempio da parte di uno sciame di vespe). Ottimi sono anche prodotti come creme specifiche a base di cortisone per punture di insetti, che contribuiscono a sgonfiare la ferita e a lenire il dolore ed il pizzicore.
Come rimuovere una zecca
La rimozione di una zecca è un’operazione che richiede perizia e delicatezza, perciò è sempre bene che venga compiuta da una persona competente. È doveroso ricordare che trovare una zecca sul proprio corpo non significa doversi recarsi immediatamente al pronto soccorso, come molti fanno, intralciando così il funzionamento del servizio pubblico.
La zecca è un parassita che si attacca alla propria vittima mediante il proprio apparato boccale. La presa è molto forte e, in caso di maldestri tentativi di rimozione, può accadere che il corpo dell’aracnide si stacchi dalla testa, lasciando perciò conficcate nel corpo della vittima le appendici boccali.
Con un paio di pinzette si deve cercare di agguantare quanto meglio possibile la testa della zecca; in alternativa la si può cingere con un pezzo di filo interdentale. Una volta certi della salda presa bisogna iniziare ad estrarre la zecca, evitando i movimenti oscillatori e bruschi: la manovra deve essere lenta ed il movimento costante. Nel malaugurato caso in cui le appendici boccali della zecca rimanessero nelle carni, queste possono essere estratte utilizzando ancora le pinzette ed eventualmente aiutandosi con un ago sterile. La ferita va poi trattata con una pomata a base di cortisone per ridurre gonfiore e dolore.
Successivamente all’estrazione, il paziente deve essere controllato per almeno una settimana. Nel caso si manifestassero eruzioni cutanee o ingrossamento dei linfonodi, oppure comparisse la febbre, è necessario consultare il medico.
L’eritema cutaneo, la febbre, i dolori muscolari e articolari e l’emicrania sono il primo sintomo della malattia di Lyme, una patologia batterica trasmessa dal morso delle zecche. L’eritema associato alla malattia di Lyme, in particolare, è detto ECM (Eritema Cronico Migrante) ed è facilmente riconoscibile perché con il passare dei giorni la macchia cambia forma, diventando circolare, ovale o triangolare, e dalla dimensione di una moneta può anche estendersi fino a interessare vaste aree cutanee.
Shock anafilattico
In seguito alla puntura di un insetto, un’eventualità fortunatamente piuttosto rara (ma sempre da tenere in considerazione) è il cosiddetto shock anafilattico, una grave reazione causata dall’ipersensibilità o da un’allergia vera e propria nei confronti di una sostanza antigenica presente negli insetti.
Questa reazione dell’organismo può anche portare alla morte del paziente, se non riconosciuta e trattata prontamente. Il paziente può essere ignaro di questa ipersensibilità nei confronti delle punture di insetto sino a quando non si manifesta questo evento, e lo shock può avere conseguenze gravi nei bambini.
La gravità di questa reazione si misura con la scala di Mueller, che nel caso di assenza di shock anafilattico assume un grado “0” (reazioni cutanee di scarsa entità clinica). Qualora invece si manifestassero reazioni sistemiche dell’organismo, la scala identifica 4 gradi di gravità: si va dal grado “I” (reazione cutanea, mal di testa, nausea e vertigini) sino al IV grado, il più grave di tutti, che comporta l’arresto cardiorespiratorio. A livelli intermedi di questa scala si trovano reazioni come tachicardia, broncospasmo, difficoltà respiratorie, sensazione di costrizione, crollo della pressione arteriosa e manifestazioni di natura gastrointestinale.
Qualora in seguito alla puntura si manifestassero sintomi più gravi della semplice reazione cutanea, ci si può trovare di fronte a un caso (più o meno serio) di shock anafilattico. È bene contattare subito il soccorso sanitario, dal momento che la tempestività delle terapie può fare la differenza fra la vita e la morte del paziente. In attesa dell’arrivo del personale medico, è bene che il paziente sia mantenuto tranquillo e in una posizione supina, con le gambe sollevate rispetto al corpo (ad esempio appoggiate ad una sedia).
Assolutamente da evitare sono i tentativi di rimozione di eventuali pungiglioni rimasti conficcati nella pelle. La terapia ospedaliera in caso di shock anafilattico si basa sull’iniezione di un farmaco salvavita: l’adrenalina per via endovenosa.
Come prevenire le punture degli insetti
Evitare di essere punti dagli insetti non è semplice questione di fortuna, dal momento che molti comportamenti “intelligenti” possono evitare di incappare in queste sgradevoli situazioni.
Per quanto riguarda le punture di zanzara, la prevenzione deve essere attuata ormai 24 ore su 24 nelle zone interessate dalla zanzara tigre, che attacca anche durante il giorno. Ottime sono le zanzariere da montare sugli infissi di casa, oppure da applicare al di sopra di letti e culle. Per proteggere gli ambienti domestici si possono anche utilizzare dispositivi come ad esempio fornelletti elettrici e diffusori da collegare alle prese di corrente, e i “classici” zampironi o spirali.
Se ci si trova fuori casa, molto utili sono spray, lozioni e gel repellenti agli insetti da applicare sulla pelle di grandi e bambini (esistono infatti formulazioni delicate adatte alle pelli dei più piccoli). I medesimi repellenti sono anche efficaci nella protezione contro i tafani e le mosche volanti, e possono essere applicati durante passeggiate in campagna o in montagna.
Le punture di api, vespe, calabroni e bombi possono essere evitate cercando di non disturbare questi animali con movimenti bruschi e improvvisi. Ad eccezione delle vespe, infatti, questi insetti attaccano solo quando si sentono minacciati o avvertono un pericolo per il proprio alveare.
Evitare di essere preda dei morsi di zecca è la priorità per chi vive in aree a rischio, soprattutto se popolate da molta fauna selvatica. È bene indossare abiti chiari che permettano di individuare immediatamente eventuali zecche attaccate, e coprire bene le gambe con calzettoni e pantaloni lunghi.
Le zecche vivono infatti annidate nell’erba e nelle sterpaglie, e vengono “raccolte” camminandoci in mezzo. Per questo, è bene anche evitare di uscire dai sentieri e di camminare nell’erba alta. Una volta rientrati a casa bisogna procedere con un meticoloso esame della pelle per individuare eventuali sgraditi ospiti; i vestiti vanno immediatamente lavati in lavatrice.
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