Pneumatici ricostruiti

Categoria: Archivio Motori
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Cosa sono

Gli pneumatici ricostruiti, detti anche “rigenerati”, sono particolari tipologie di pneumatici usati, nei quali la gomma usurata viene rimossa e sostituita con un nuovo battistrada in tutto e per tutto simile a quello originale. Si tratta, quindi, di pneumatici la cui struttura interna è intatta e che vengono rinnovati attraverso la vulcanizzazione di un nuovo strato esterno di gomma. Questo riutilizzo è possibile per via dal fatto che la struttura interna del pneumatico è più resistente rispetto alla gomma esterna; è infatti molto più frequente dover sostituire le gomme per via dell’usura del battistrada, piuttosto che a causa dell’alterazione della sua struttura portante.

La produzione e la commercializzazione dei pneumatici ricostruiti è regolamentata a livello comunitario, al fine di garantire la qualità e la sicurezza di questi pneumatici. Il ricorso ai pneumatici ricostruiti è piuttosto frequente nel caso del trasporto aereo e del trasporto stradale pesante; per quanto riguarda le autovetture, si tratta di una pratica ancora in fase di sviluppo.

La scelta dei pneumatici ricostruiti è motivata sia da questioni economiche che ambientali, infatti questi consentono di risparmiare energia e materie prime, riducendo il ricorso allo smaltimento in discarica delle gomme usate. Inoltre i pneumatici ricostruiti sono decisamente più economici rispetto a quelli nuovi, arrivando a costare talvolta solo la metà.

Processo di ricostruzione

I pneumatici usati vengono inizialmente sottoposti ad un’ispezione di tipo visivo, allo scopo di accertare la presenza di tagli o lesioni sulla carcassa, sia all’interno che all’esterno. Nel caso il pneumatico risultasse lievemente danneggiato, esso viene riparato. Successivamente il pneumatico viene sottoposto ad un controllo di pressione, allo scopo di verificarne la tenuta ed evidenziare eventuali deformazioni a livello della carcassa. In base a quanto emerge da questi accertamenti preliminari i pneumatici vengono destinati alle lavorazioni successive oppure, se non riutilizzabili, vengono indirizzati al corretto smaltimento.

Il battistrada residuo del pneumatico viene rimosso attraverso un’operazione di tornitura, che permette di conferire alla carcassa forme e dimensioni ideali per le lavorazioni successive. In seguito si procede con l’applicazione sulla carcassa della gomma da vulcanizzare. Esistono specifici macchinari computerizzati in grado di eseguire questa operazione in modo preciso, applicando di volta in volta il materiale necessario per creare una copertura omogenea sulla base delle caratteristiche della carcassa “nuda”.

La fase successiva della ricostruzione del pneumatico consiste nella sua vulcanizzazione, un’operazione fondamentale che permette di rendere un tutt’uno la carcassa con la gomma di copertura. Si tratta di una profonda trasformazione di tipo chimico-fisico che viene realizzata in particolari stampi, a loro volta alloggiati all’interno di presse vulcanizzatrici che operano a condizioni di elevate temperature e pressioni. Al termine della vulcanizzazione si ottiene un pneumatico ricostruito dall’aspetto del tutto simile ad uno nuovo. Questo pneumatico viene sottoposto ad accurati controlli finali allo scopo di evidenziare l’eventuale presenza di difetti, danneggiamenti o discontinuità. Se necessario vengono rimosse le eventuali sbavature nella gomma, e vengono infine testate la resistenza alla pressione, la riequilibratura e la centratura. Solo i pneumatici che superano tutti questi rigidi test di qualità vengono infine messi in commercio.

Riconoscere un pneumatico ricostruito

Uno pneumatico per autovettura ricostruito può essere facilmente riconosciuto da una marchiatura distintiva, che consta in:

  • la sigla “108 R” incisa sul lato del copertone;
  • un cerchietto contenente la lettera “E” maiuscola;
  • un codice numerico di sei cifre che identifica il ricostruttore.

Queste marchiature attestano che il pneumatico è stato ricostruito nel rispetto delle normative vigenti. Inoltre è necessario che sia riportato il marchio del ricostruttore, la denominazione “Retread” (o, in alternativa, “Ricostruito“), la settimana e l’anno di ricostruzione dello pneumatico. Il ricostruttore è in tutto e per tutto responsabile delle indicazioni che vengono apposte sul pneumatico. In assenza di queste specificazioni, non è possibile commercializzare il pneumatico ricostruito.

È indispensabile che il pneumatico riporti, in modo chiaro ed indelebile, le eventuali limitazioni d’uso rispetto alle velocità raggiungibili ed al peso massimo consentito; tali parametri potrebbero risultare inferiori rispetto a quelli previsti dal produttore originario del pneumatico, il che si traduce in un declassamento dello stesso.

Aspetti normativi

Dal settembre 2006 è in vigore, in Italia, una specifica normativa che ammette la commercializzazione di soli pneumatici ricostruiti omologati. L’omologazione avviene ai sensi dei regolamenti comunitari UN/ECE n. 108 (riguardante i veicoli a motore e i loro rimorchi) e n. 109 (veicoli commerciali e loro rimorchi). Tali regolamenti, recepiti dalla legislazione italiana, “mirano all’armonizzazione delle prescrizioni per la ricostruzione di pneumatici e a un livello elevato di sicurezza e di tutela dell’ambiente“. Per un approfondimento di tale normativa è possibile consultare il testo integrale.

Le aziende specializzate nella ricostruzione dei pneumatici devono quindi necessariamente ottenere l’omologazione da parte delle autorità competenti; l’iter di omologazione include la verifica della conformità dei pneumatici a quanto prescritto dalla legge e il superamento delle prove tecnico-strutturali previste. Solo quando ogni prescrizione è stata soddisfatta avviene il rilascio dell’omologazione, cui corrisponde l’attribuzione di un numero identificativo che permette di risalire a chi ha ricostruito il pneumatico.

I pneumatici per automobili possono essere ricostruiti solo una volta, mentre quelli per i veicoli pesanti fino ad un massimo di tre.

Prezzi

I pneumatici ricostruiti rappresentano una scelta all’insegna del risparmio, dal momento che i loro prezzi di mercato sono notevolmente inferiori rispetto a quelli dei pneumatici nuovi. Acquistare un pneumatico ricostruito consente di spendere anche il 50% in meno, senza tuttavia rinunciare ad importantissimi aspetti quali sicurezza, affidabilità e qualità.

Dal punto di vista dell’ impatto sull’ambiente, il problema dello smaltimento dei pneumatici è uno fra i più rilevanti. Solitamente il destino dei copertoni usati è di essere riutilizzati a livello industriale, in agricoltura o nell’edilizia. Molti di questi copertoni tuttavia non sono né trasformabili né riutilizzabili, pertanto sono destinati allo smaltimento in discarica o all’incenerimento.

La ricostruzione dei pneumatici permette di “riciclare” risorse importanti e di ridurre l’impatto sull’ambiente attraverso il risparmio di energia e materie prime. Mediamente, ben l’80% di un pneumatico ricostruito proviene da un pneumatico usato, e questo rappresenta un aspetto senza dubbio positivo, sia dal punto di vista economico che ambientale. La legislazione italiana promuove e sostiene il riutilizzo dei pneumatici usati grazie ad un decreto che, attraverso la cancellazione dall’elenco dei rifiuti, li esonera dagli oneri burocratici. I pneumatici usati, in questo modo, non sono più considerati “rifiuti”, ma materie prime.

È in atto, a tal proposito, una politica europea che mira all’obiettivo di ridurre a zero il numero dei pneumatici conferiti in discarica; grazie a questa scelta strategica, praticamente ovunque nell’Unione sono in crescita i tassi di valorizzazione dei vecchi pneumatici.

Publicato: 2011-11-22Da: Redazione

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