Curare il prato
Mantenere il prato è un’operazione che richiede molta costanza e dedizione. I tempi della cura sono naturalmente diversi da luogo a luogo, dal momento che il clima ha una forte influenza sul tipo di resa che avrà il proprio manto erboso. Il clima migliore per la messa a dimora del prato è sicuramente quello umido e piovoso, con inverni miti ed estati non troppo calde. L’erba piantata in giardino dovrà essere tagliata per la prima volta dopo la semina non appena avrà raggiunto i 7-8 centimetri di altezza.
Meglio essere delicati con le piante giovani e preferire soltanto macchine con taglio elicoidale o, comunque, dei tosaerba ben funzionanti e con lame molto affilate. Il secondo taglio non sarà soggetto alle stesse precauzioni del primo, dato che le piantine cominceranno ad accestire, cioè a sviluppare il cespo: la frequenza con cui procedere alla manutenzione è di all’incirca ogni 10 giorni da marzo a novembre, fermo restando le particolarità specifiche di ciascuna semina.
Per effettuare un buon taglio si devono tener presente alcune regole generali: prima di tutto, andranno eliminate le erbe infestanti, mediante operazioni di diserbo. Esistono diverse tecniche che possono essere utilizzate e che andremo a vedere nel dettaglio più avanti.
Dopo ogni passaggio con il tosaerba, il prato va annaffiato abbondantemente, in modo da consentire una rapida ripresa delle piante. Una maggiore quantità di acqua, infatti, aiuta a mettere radici più profonde e più forti.
Il terreno deve essere arieggiato e lavorato con appositi rastrelli a lame verticali ogni 20 giorni circa, in modo da eliminare le eventuali piantine morte ed evitare che si formi quella tipica crosta sul terreno dovuta alla pioggia. Per lo stesso motivo, e anche per far sì che non si verifichino attacchi da parte di funghi e parassiti, bisogna raccogliere le foglie che in autunno cadono dagli alberi.
Infine, concimare a dovere il prato è un altro tassello fondamentale per prolungarne la durata e mantenere le piante in buona salute. Se possibile, meglio evitare grandi concimazioni durante l’anno a base di materiali chimici: sono da preferire un maggior numero di interventi caratterizzati da piccole dosi di fertilizzanti ogni volta.
Tagliare il prato
Gestire il prato è un’attività che deve essere svolta con costanza, sebbene la frequenza e l’impegno per la cura che si dovrà avere saranno influenzate da tanti fattori diversi. Il momento giusto per la tosatura si riuscirà a cogliere con esattezza dopo un po’ di pratica, comunque è da tenere a mente che l’altezza massima delle piante non dovrebbe superare i 10 centimetri.
La regola da seguire, comunque, dice che è meglio tagliare il prato spesso e poco, piuttosto che lasciar accumulare grandi quantità da rimuovere dopo lunghi periodi di tempo. Anche la destinazione d’uso influenza l’altezza del prato: per un ippodromo va bene fino a 10 centimetri; in un giardino pubblico non si supereranno i 6 centimetri di altezza; un campo da calcio o quello da rugby avrà piantine di massimo 3 centimetri, più o meno come un parco privato; i campi da tennis e quelli da golf, come abbiamo visto, hanno specie che raggiungono al massimo i 7 millimetri.
Le erbe che di solito si usano per i campi da golf, l’Agrostis ad esempio, sono già naturalmente più basse di altre specie, come per esempio il Lolium o la Festuca arundinacea. Il primo anno di vita è quello durante il quale l’attenzione deve essere massima, poiché le piantine messe a dimora sono ancora molto delicate e potrebbero rovinarsi con facilità.
I tagli devono essere leggermente inferiori al normale e l’altezza delle piantine deve essere mantenuta di un centimetro in più al dovuto. Il prato deve essere tagliato da asciutto e con macchine di buona qualità, evitando di strappare l’erba, e piuttosto falciandola di netto. Dopo il primo anno, i tagli aumenteranno per arrivare ai 15 – 20 che si effettuano regolarmente. Il primo taglio si fa nei giorni d’inizio marzo, l’ultimo verso la fine di novembre; durante l’inverno, invece, la manutenzione è ridotta al minimo.
Il diserbo
Eliminare le erbacce è un punto fondamentale nella corretta manutenzione di un prato. Le piante infestanti, infatti, rovinano l’estetica di un bel prato ma creano anche problemi da un punto di vista tecnico, dal momento che riducono la luce e le risorse a disposizione delle piantine messe a dimora per la creazione del manto erboso, sottraendo ad esse acqua e nutrimento.
Senza contare che, in condizioni sfavorevoli, tenderà a sopravvivere la pianta più resistente, che risulta essere, invariabilmente, quella infestante. Le erbe infestanti si riproducono con estrema facilità e questo è il motivo per il quale le ritroviamo in ogni prato e con ogni tipo di clima.
A seconda dell’erba infestante che attecchisce sul nostro prato, si possono verificare diversi effetti collaterali sulle piantine: talvolta, viene provocata l’asfissia dei germogli appena messi a dimora; altre volte, viene ridotta la riproduzione delle piante da frutto o presenti nell’orto.
Il terreno, quindi, deve essere pulito il più possibile: la prima causa che porta allo sviluppo delle infestanti è la presenza di letame sul prato. Il letame è un ottimo concime solo quando è maturo, altrimenti conterrà tutti i semi delle piante mangiate dagli animali, i quali semi attecchiranno molto facilmente. Un’altra causa è rappresentata dall’acqua usata per l’irrigazione, che dovrebbe essere sempre opportunamente filtrata.
Se le erbacce sono poche, può bastare strapparle a mano o con l’aiuto di un sarchiatore, ma quando le infestanti sono numerose non si può fare altro che procedere al diserbo con mezzi chimici, a patto di conoscere bene quale specie si deve combattere. È bene anche non sottovalutare gli eventuali danni che si possono causare alla fauna o alla flora presenti in zona. I diserbanti possono essere distribuiti sul terreno o anche sulle foglie, a seconda della tipologia prescelta. I trattamenti andrebbero effettuati prima della semina e poi successivamente, quando il seme messo a dimora è germogliato.
Tipologie di prato
La scelta del prato e dell’effetto che s’intende ottenere è fondamentale: se non si hanno le idee chiare in partenza, non si potrà procedere con la semina dell’essenza giusta e il risultato che si otterrà potrebbe essere anche molto deludente. Tuttavia, al di là di quelle che sono le nostre preferenze, non ci si potrà esimere dal valutare anche la zona climatica e la cura che si è disposti ad avere del manto erboso, senza trascurare il tipo di impiego al quale si andrà incontro.
Non tutte le specie reagiscono allo stesso modo: ci sono quindi quelle adatte a zone calde e soleggiate; altre che sono l’ideale per il calpestio; altre che rendono al meglio solo con tagli rasi e frequenti.
Un prato, comunque, non si compone quasi mai di una sola specie: molto più comuni sono i miscugli che assommano, così, un maggior numero di pregi. Le specie più diffuse sono, in genere, quelle delle graminacee, data l’estrema resistenza e lo sviluppo incredibilmente rapido.
Se le temperature salgono a più di 25° gradi, si dovranno prediligere piante che non richiedono annaffiature frequenti e che non ingialliscono con il sole: si tratta delle Macroterme che, tuttavia, in presenza di inverni rigidi tendono ad ammalarsi frequentemente e non mantengono il verde brillante che le caratterizza.
Nelle zone umide e fresche vanno bene le Microterme che, però, in estate, devono essere ricevere costantemente acqua. La temperatura per la messa a dimora e la resa ottimale è compresa tra i 17 e i 25°: attenzione però, perché se la colonnina del mercurio dovesse salire, si rischia anche in questo caso di ottenere un prato ingiallito e bruciato.
I semi andrebbero acquistati presso dei produttori specializzati, i quali possono offrire delle miscele ad hoc, in modo da rispondere ad ogni tipo di esigenza. Il prezzo medio è all’incirca di 31 centesimi di euro per metro quadro.
Semina del prato
Un prato deve essere seminato durante i periodi giusti dell’anno, ovvero in autunno o in primavera, stagioni che sono caratterizzate da temperature mai eccessive e da umidità piuttosto costante, due condizioni che favoriscono la germinazione del seme. Se si scelgono dei miscugli già pronti si potranno leggere tutte le specifiche sui sacchetti stessi, che riporteranno anche le dosi corrette da usare per metro quadro. In genere, comunque, sono necessari almeno 30 grammi di semi per un metro quadro di prato.
Il terreno deve essere ben preparato, dato che è determinante per la riuscita e per il successo del manto erboso. Come abbiamo già detto in precedenza, non devono essere presenti erbe infestanti, ma neppure sassi e detriti vari. Il terreno deve essere lavorato fino a scendere almeno ad una profondità di 15 centimetri: per superfici molto ampie è necessario usare una motozappa, altrimenti anche una lavorazione manuale sarà indicata. Con un rastrello si elimineranno, poi, ulteriori materiali di risulta e si procederà a livellare il terreno, perché un prato pianeggiante non è solo più bello da vedere ma anche più semplice da falciare.
Dopo un mesetto da quando è stato usato del diserbante chimico si potrà procedere alla concimazione e solo successivamente si potrà procedere con la semina. Per effettuare la semina si può usare un apposito spargitore che si trova facilmente nei negozi specializzati. Meglio non essere avari con la quantità di seme da spargere; se si effettua la semina a mano il consiglio è quello di mescolare i semi con della sabbia, in modo da facilitarsi in questa operazione.
Dopo la semina, è fondamentale che si proceda ad un’abbondante ma delicata irrigazione, e si deve sempre aver cura di non calpestare il terreno seminato per almeno una ventina di giorni, il tempo che mediamente impiega il seme a germinare.
Piante tappezzanti e rampicanti
Quando si semina il prato si deve tener presente la diversa composizione del proprio giardino, in modo da scegliere anche le varietà adatte per la loro resa estetica. Da questo punto di vista, sono due le varietà da prendere in considerazione: le piante tappezzanti e quelle rampicanti.
Le piante tappezzanti sono basse e, praticamente, pavimentano di verde i nostri giardini. Durante l’inverno tendono a scomparire ma rinascono puntualmente ogni primavera. L’effetto decorativo di queste specie è molto elevato e possono essere impiegate in tante combinazioni differenti, creando dei motivi ornamentali molto interessanti e originali, soprattutto quando si decide di usare gruppi appartenenti a famiglie diverse.
Le piante tappezzanti offrono, invece, un maggior impatto visivo perché spesso presentano anche delle fioriture importanti che, sebbene stagionali, creano subito una grande allegria. Le piante tappezzanti hanno, tuttavia, anche un’importante funzione di mantenimento del terreno così che, nelle zone in pendenza, viene evitata un’erosione del suolo ancora più accentuata, grazie alla ramificazione delle radici stesse.
Sotto gli alberi e sotto le piante, però, l’erba del prato cresce con maggiore difficoltà, quindi si devono scegliere delle specie che non amino particolarmente la luce diretta del sole: sono indicate la covallaria, l’erica, l’edera variegata, la pachisandra, perfino il mughetto.
Quando si impianta il prato e poi, successivamente, quando si procede con la falciatura dello stesso, si dovrebbe essere particolarmente attenti a non intaccare con i tagliaerba la base degli alberi, perché altrimenti si rischia di provocare dei danni al legno del fusto; danni che potrebbero evolvere addirittura nella morte della pianta. Per questo motivo, intorno agli alberi sono più indicate specie coprisuolo.
Le piante coprisuolo, rispetto ad un prato “classico”, richiedono una minore manutenzione (quindi si limitano gli eventuali danni ai fusti) e sono adatte anche a chi non vuole dedicarsi costantemente al proprio verde in giardino, ma preferisce farlo due o tre volte durante l’anno.
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