Storia dell’impianto stereo
La storia dell’impianto stereo sfuma nella storia della stereofonia: a passo retrogrado, scopriamo il suo più antico antenato, il grammofono.
Quando nel 1877 comparve quest’ incredibile invenzione, il mondo non poté non esserne sconvolto, e cambiò radicalmente il rapporto dell’ascoltatore con la musica: l’ascolto musicale scese in una dimensione domestica e privata, aprendo tutta una gamma di nuove possibilità. Il grammofono, inventato da Thomas Edison, era anche conosciuto nella sua versione iniziale come fonografo.
L’idea di registrazione e riproduzione della musica su supporti portatili nasce proprio con questi strumenti, che in seguito evolveranno fino a raggiungere lo standard del giradischi. Questi ultimi, costruiti per leggere dischi in vinile, sono per alcuni, ancora oggi, strumenti privilegiati per un ascolto fedele, intimo e “vintage” che non avrebbe eguali nel suo genere.
L’impianto stereo, o almeno i primi modelli di impianto stereo, vede la luce in contemporanea con la nascita dell’audiocassetta. Si tratta di un altro straordinario passo in avanti: da questo momento sarà possibile, infatti, registrare direttamente da casa ed in modo pratico e veloce la propria musica.
Ma com’erano realizzati i primi impianti stereo? Solitamente montavano, assieme alle due piastre per le cassette, anche un giradischi ed un piccolo amplificatore: tutto molto più modesto e spartano rispetto ai sofisticati modelli attuali. Oggi con il compact disc e gli mp3 i vecchi modelli sembrano lontani anni luce, soppiantati dall’Hi-tech.
Il compact disc, o CD, nasce soltanto nel 1980, affermandosi gradualmente come standard di registrazione negli anni immediatamente successivi. Il primo lavoro musicale pubblicato in compact disc uscì nel 1982 e conteneva l’esecuzione orchestrale di una sinfonia di Strauss.
Oggi pare che questo supporto verrà presto soppiantato da nuovi standard. Cosa ci riserverà davvero il futuro? A quali evoluzioni tecnologiche stiamo andando incontro? Nell’attesa, volgiamoci al presente e scopriamo le caratteristiche di un buon impianto stereo.
Impianto stereo Hi-Fi
Stereo è un’abbreviazione di stereophonic, ovvero stereofonia. La stereofonia nasce nel 1931 da alcune ricerche dei laboratori EMI, occupandosi di studiare specifiche tecniche per regolare l’intensità sonora. Le ricerche, iniziate da Alan Downer Blumlein, prevedevano l’utilizzo di diffusori come vertici di base di un triangolo equilatero, cui terzo vertice è lo stesso ascoltatore.
Una traccia musicale registrata in stereofonia è composta da un canale sinistro ed un canale destro: ascoltando entrambi i canali tramite due diffusori acustici (ovvero le casse), si potrà ottenere nel complesso una sensazione di maggior fedeltà e realismo all’ascolto dei suoni, simulando ad esempio un ascolto dal vivo.
La traccia musicale è registrata su due canali utilizzando diversi microfoni o più moderne tecniche. Facciamoci caso, in alcuni brani è particolarmente evidente: selezionando un solo canale sul nostro stereo possiamo chiaramente distinguere, talvolta, come su due canali possano essere registrate due tracce diverse che, sovrapponendosi, rendono l’impressione complessiva di una buona amalgama, ovvero il brano.
Introduciamo così un altro concetto particolarmente noto agli appassionati: quello di alta fedeltà. Per contraddistinguere prodotti dalla elevata resa sonora si usa la sigla “Hi Fi”. Hi Fi è una sigla che indica quei prodotti la cui qualità consente di avvicinare il suono riprodotto al suono dell’evento naturale.
Il termine nasce nel 1936 con l’introduzione di una nuova valvola per amplificatori, e diviene in seguito un marchio in grado di contraddistinguere la qualità di un impianto.Si intenderà dunque con questa sigla la possibilità di riprodurre un suono in modo così realistico da simulare perfettamente (fedele = vicino) un evento reale o un concerto dal vivo.
Lavorare sull’alta fedeltà vuol dire riprodurre una serie di parametri come la timbrica caratteristica dei singoli strumenti coinvolti nel brano, la localizzazione nello spazio, e così via. Ci sono dunque molti parametri da considerare. Ed Hi Fi non è sempre sinonimo di impianto stereo. Scopriamo perché.
Componenti per un buon impianto stereo
Grazie ad un impianto stereo possiamo riprodurre fedelmente la nostra musica preferita: la qualità dell’impianto dipenderà, ovviamente, da tutta una serie di fattori: in primis la qualità dei componenti singoli, il cui acquisto bilanciato e ponderato consentirà un’ottima resa finale.
In commercio ritroviamo due tipi di impianti stereo. Il primo tipo, quello che probabilmente più si avvicina alla nostra idea di impianto stereo se siamo a digiuno di conoscenze di elettronica, è il modello compatto, quello “tutto d’un pezzo”.
Si tratta di un modello in cui le diverse componenti sono vendute in un solo blocco e commercializzate assieme, in una soluzione all-inclusive, la più diffusa in commercio. E’ l’acquisto più semplice, poiché non richiede sforzi ulteriori da parte nostra, dobbiamo soltanto scegliere. Inoltre è più difficile incappare in problemi tecnici e di compatibilità. E possiamo trovare modelli veramente carini anche in piccola scala, l’ideale se cerchiamo prodotti meno impegnativi e da collocare in piccoli spazi.
La seconda tipologia è quella a moduli: le componenti, tra di loro indipendenti, si acquistano separatamente per comporre un impianto secondo i nostri parametri preferiti. Questo significa: maggiori conoscenze preliminari, maggiori spese, ma soprattutto maggiore soddisfazione.
I componenti base di un impianto stereo sono:
- Un lettore di cd ed uno di cassette, con due vani per copiare da cassetta a cassetta o interagire con il cd; Il lettore può essere multiplo, integrando più vani per l’inserimento dei cd e consentendo dunque la programmazione dell’ascolto in successione. I modelli attuali sono quasi tutti compatibili con il formato mp3;
- un equalizzatore;
- il sintonizzatore radio, meglio se integra un sistema Rds;
- un paio di diffusori (le comuni casse acustiche).
- un telecomando, in alcuni modelli, che consente di governare a distanza l’apparecchio;
- i cavi;
La personalizzazione del suono avverrà attraverso un equalizzatore, che consente di regolare le diverse frequenze. L’equalizzatore può essere del tipo manuale, utilizzando piccole manopole per gestire alti, medi e bassi, o del tipo grafico, governato invece da tasti e le cui modifiche appaiono su display.
Come costruire un impianto stereo
E se volessimo costruirci il nostro impianto stereo? La difficoltà e l’impegno richiesto saranno direttamente proporzionali alle possibilità di scelta che avremo. Ci si potrà così dedicare alla ricerca dei componenti migliori, o più in linea con i nostri desideri, se siamo dei puristi o puntiamo ad una qualità superiore. Il prezzo potrà scoraggiarci, ma di soluzioni se ne trovano per tutte le tasche.
Ecco le componenti da valutare nell’acquisto di un impianto modulare:
- la sorgente: Serve per leggere i supporti di riproduzione; Oggi abbiamo il lettore cd, che ha soppiantato quasi definitivamente la classica audiocassetta ed il giradischi; ma possiamo aggiungere anche ulteriori sorgenti, come lettori di minidisc, giradischi analogici, registratori a bobine, ecc..
- l’amplificatore;
- i diffusori: le comuni casse, o sistemi più complessi e sofisticati composti da diversi altoparlanti. Le casse si occupano di trasformare il segnale elettrico proveniente dall’ampli in un segnale acustico;
- diversi cavi, che consentano di connettere il lettore e l’amplificatore, e l’amplificatore con i diffusori. Abbiamo cavi di due tipi: da pavimento e mini.
L’amplificatore va abbinato ai giusti diffusori, preoccupandoci di verificarne preliminarmente la compatibilità. I valori che consentono di stabilirla saranno la sensibilità e l’impedenza.
L’impedenza dev’essere preferibilmente la stessa tra ampli e diffusori. Ricordiamo che l’impedenza si misura in Ohm, e si può definire più semplicemente come la resistenza che un singolo oggetto offre quando passa un segnale in corrente alternata.Tecnicamente diremo che minore è l’impedenza di un diffusore, maggiore sarà la potenza che il finale trasferirà ai coni dell’ampli, maggiore sarà anche la quantità di corrente che bisognerà erogare.
Per collegare diffusori ed ampli andiamo a leggere dietro la testata alla voce “minima impedenza” o “carico massimo” (min impedance – max load), con le quali si intende la stessa cosa. Segnamo il valore corrispondente (in Ohm), poichè non si potrà superare quel limite. Se dobbiamo collegare più di una cassa, ci si affida ad un semplice calcolo, che è bene eseguire con cura. Infatti una seconda coppia di casse causa naturalmente un dimezzamento dell’impedenza.
Un altro parametro che entra in gioco è la potenza. Espressa in Watt, può essere di tipo “Rms” o “di picco”. Quando dietro ad una cassa è indicata la potenza (rms), significa che quella sarà la potenza massima che il diffusore può sostenere prima di danneggiarsi.
E la sensibilità? Espressa in dB, talvolta non è esplicitamente dichiarata.dobbiamo quindi fare attenzione. Si tratta comunque di un parametro molto importante, che sta ad indicare quanta pressione sonora i nostri altoparlanti generano alla distanza di un metro ricevendo un segnale di 1 Watt. Con uno stesso amplificatore, il suono del nostro stereo sarà più forte quanto più alta è la sensibilità.
Diffusori e amplificatori per impianti stereo
Una delle parti più costose e fondamentali per la resa finale in un buon impianto stereo, se modulare, sono i diffusori. Se nel modello compatto i diffusori sono già parte dell’impianto, la scelta di buoni diffusori per un impianto ad hoc richiederà qualche piccola conoscenza preliminare. Per non incappare in delusioni, o problemi tecnici.
In commercio troviamo diffusori principalmente di tipo dinamico: a due vie, ed a tre vie. Per “vie” intendiamo, in questo caso, gli altoparlanti che vediamo all’interno della cassa.
Gli altoparlanti ci servono per rendere i toni (alto, medio, basso – questo consente di riprodurre una gamma di frequenze molto vasta). Due vie significherà dunque due coni, due altoparlanti. Il cono superiore, o tweeter, serve per i toni alti, l’inferiore, grosso, è il subwoofer, che riproduce invece i medio-bassi.
- I diffusori a due vie generalmente sono da pavimento o del tipo mini, e funzionano a modalità bass-reflex (casse dinamiche aperte tramite un tubo). Mentre i diffusori mini sono solitamente meno cari, quelli da pavimento richiederanno spese maggiori. Ovviamente, però, dipenderà dal modello in questione.
- I diffusori a tre vie contano invece sull’apporto di un terzo cono, specifico per i toni medi (midrange).
Per un impianto molto più sofisticato possiamo invece costruire un amplificatore scomponendolo nei suoi elementi base: il pre (attraverso il quale gestiamo il volume e selezioniamo i diversi ingressi) ed il finale di potenza.
Un amplificatore può essere del tipo a transistor o a valvole: il secondo, meno diffuso, è spesso più amato dai puristi, che apprezzano il lavoro delle valvole termoioniche concedendosi una spesa più elevata.
Le dimensioni delle casse in ogni caso non sono tutto, controlliamo i parametri di cui prima. Le casse possono costare da pochi euro a migliaia. I più esperti potranno cimentarsi con diffusori a 4 vie o altre soluzioni, ma è un argomento oneroso e delicato. Informiamoci a dovere prima di investire cifre considerevoli.
Ultimo accorgimento: non esistono casse più potenti di altre: il parametro da valutare è semplicemente la potenza sopportata, le casse non sono amplificatori! Non lasciamoci dunque condizionare dalle dimensioni faraoniche di alcune casse!
Ancor più importante è considerare l’efficienza (espressa in dB) delle nostre casse: un buon acquisto saranno casse con un’efficienza che si aggira attorno ai 90 dB. In ogni caso, è sempre preferibile chiedere lumi a personale specializzato.
Come acquistare un buon impianto stereo
Molti di voi sicuramente si chiederanno: da cosa valutare la qualità di un impianto stereo? Attenderanno, ovviamente, una consulenza o suggerimenti ad hoc. Eppure, non c’è miglior acquisto dell’acquisto proporzionato ai nostri bisogni.
E’ facile, in questo settore, lasciar prendersi la mano e restare catturati dai componenti, perdendo di vista l’aspetto essenziale: la qualità della musica che ascoltiamo. Ecco perchè la migliore scelta sarà quella che maggiormente ci soddisfa.
Inutile acquistare un megaimpianto se temiamo di disturbare i vicini o se ascoltiamo musica a bassi volumi: anche una piccola spesa può regalare grandi soddisfazioni. Il miglior consiglio, in questi casi, è quello di informarsi.
Visitando molti siti web, leggendo le discussioni tra utenti nei diversi forum, intervenendo a propria volta. Oppure, più semplicemente, recandoci in un negozio specializzato per fare domande, chiedendo al personale di servizio informazioni dettagliate su questo o quel prodotto.
Inutile dirlo: i soldi spesi possono fare la differenza per comporre un buon impianto, ed i prezzi di alcuni componenti possono rivelarsi esorbitanti. Se non vogliamo rinunciare al nostro vecchio stereo, possiamo pensare di investire su un buon amplificatore multicanale, collegandolo a quest’ultimo.
Puntare su un “compatto” ha i vantaggi illustrati in precedenza (facilità nell’acquisto e buon funzionamento garantito), ma anche numerosi svantaggi: riparare un impianto del genere, infatti, può costare tanto, al punto da indurci ad operare un nuovo acquisto.
Più semplice la questione nel caso dei modulari: informiamoci dunque preliminarmente sulla possibilità di reperire pezzi di ricambio. Ricordiamo anche che l’acquisto dei componenti dev’essere equilibrato: un solo componente di qualità con altri scadenti non risolverà nulla.
E ricordiamoci che l’ambiente è probabilmente il componente più importante: possiamo aver realizzato un mastodonte che suona divinamente, ma inserirlo in un ambiente inadeguato non ne valorizzerà le potenzialità. Una soluzione valida per il neofita, per esser sicuri, è acquistare elettroniche di uno stesso produttore.
Anche se, ricordiamo, non sempre i produttori si occupano di tutta la componentistica dell’impianto. Possiamo anche pensare di acquistare via aste online, ma stando molto attenti.
Il neofita potrebbe, se desidera comporre un amplificatore modulare, acquistare preliminarmente i diffusori, preoccupandosi poi di abbinarli ad un amplificatore adeguato, ovviamente da provare in combinazione con gli stessi. Cerchiamo dunque la complicità dei negozianti, e proviamo finché non siamo soddisfatti.
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