Che cos’è la fototerapia?
La fototerapia, detta anche elioterapia, è un trattamento che consiste nell’esposizione alla luce naturale oppure a una fonte luminosa artificiale. Questa sorgente è caratterizzata da specifiche lunghezze d’onda, e può essere ad esempio:
- laser;
- lampada a fluorescenza;
- LED;
- lampada dicroica;
- lampada a luce bianca (spettro completo).
La somministrazione di questa terapia a base di luce viene indicata per un certo periodo di tempo, e talvolta anche in corrispondenza di particolari momenti della giornata.
La fototerapia è una pratica conosciuta sin dai tempi più remoti, e utilizzata soprattutto dalle antiche civiltà come quella egizia, greca e romana. Popoli come gli assiri, gli inca e le antiche popolazioni germaniche ritenevano che la luce solare fosse la manifestazione di una divinità benigna, e per questo nelle loro pratiche religiose vi era anche l’adorazione del sole. Anche le antiche popolazioni indiane utilizzavano una sorta di fototerapia, e in testi risalenti al 1500 a.C. sono descritti trattamenti combinati di luce solare ed erbe curative. Anche nella letteratura buddista cinese sono riportate terapie molto simili.
Il “padre moderno’ della fototerapia è considerato il medico faroese Niels Ryberg Finsen (1860 – 1904), che per le sue scoperte sull’utilizzo terapeutico della luce ricevette il premio Nobel per la Medicina nel 1903. Nel corso dei suoi studi, Finsen mise a punto la prima luce artificiale in grado di essere utilizzata per il trattamento del lupus vulgaris, una forma di tubercolosi cutanea.
La fototerapia è attualmente impiegata per la cura di malattie di diversa origine, sia dermatologiche che legate al ritmo sonno/veglia; in alcuni casi la luce viene utilizzata anche per il trattamento di disordini di natura psichiatrica.
Tecnologie alla base della fototerapia
Tipicamente, nella fototerapia si utilizzano particolari fonti di luce dette “light box’ che consistono in emettitori di una particolare radiazione luminosa. La potenza delle light box può anche raggiungere i 10.000 lux, e abbracciare diverse aree dello spettro luminoso come ad esempio il blu (470 nanometri di lunghezza d’onda) o il verde (525 nm). Ciascuna lunghezza d’onda, in particolare, ha una sua applicazione terapeutica specifica.
Tra gli ultimi ritrovati nel campo della fototerapia vi sono lampade basate su LED, di dimensioni ridotte rispetto alle light box e più economiche. Alcuni studi hanno evidenziato come l’efficacia del LED sia molto superiore rispetto a quella delle light box: ad esempio una terapia basata su luce verde emessa da LED a 350 lux presenta la stessa efficacia sull’organismo di un trattamento con luce bianca da light box da 10.000 lux.
Nel corso del trattamento, il paziente deve tenere gli occhi ad una certa distanza dalla fonte di luce, per evitare danneggiamenti alla retina. Quando l’emettitore genera anche raggi ultravioletti, come ad esempio accade in alcune lampade a fluorescenza, è necessario che lo stesso sia dotato di un filtro che schermi la radiazione UV dannosa per pelle ed occhi.
Cura delle malattie cutanee
Una delle applicazioni più diffuse della fototerapia è sui pazienti affetti da psoriasi, che attualmente rappresentano circa il 3% della popolazione. La fototerapia con raggi UVB si è rivelata piuttosto efficiente nel trattamento di questa malattia cutanea cronica, che consiste nell’infiammazione localizzata della pelle a causa di fattori genetici ereditari.
Anche l’acne viene trattato con successo mediante la fototerapia, e del resto è risaputo che d’estate gli adolescenti ne soffrono meno proprio per via della maggiore esposizione al sole. I raggi ultravioletti della radiazione solare svolgono un effetto battericida che riduce la comparsa dell’acne, ma il trattamento non può essere eccessivamente prolungato nel tempo dal momento che i raggi UV sono estremamente dannosi per la pelle.
Altri campi di applicazione delle fototerapia sono rappresentati da:
- Eczemi;
- Dermatiti atopiche;
- Vitiligine;
- Lichen planus;
- Dermatite polimorfa solare.
Infine, la fototerapia viene utilizzata anche per accelerare la guarigione delle ferite utilizzando un laser a bassa intensità, e per il trattamento dell’ittero (iperbilirubinemia neonatale) nei neonati.
Disturbi del sonno
La fototerapia, articolata in un’alternanza di periodi di esposizione alla luce e di buio, viene impiegata per il trattamento delle alterazioni circadiane. Il ritmo circadiano sta alla base dell’orologio biologico umano, che si sincronizza con il susseguirsi del giorno e della notte, ed è un fattore importantissimo nella regolazione dei cicli di sonno/veglia.
Uno dei disturbi più frequenti del ritmo circadiano è la cosiddetta “Sindrome da sonno posticipato’, che consiste nella difficoltà ad addormentarsi alla sera con conseguenti problemi nel risveglio del mattino, il che comporta disagi anche gravi per chi deve recarsi in ufficio o a scuola. Tipicamente, la luce viene utilizzata in questi pazienti per simulare l’alba anzitempo: in questo caso è quindi possibile predisporre l’organismo ad un risveglio meno traumatico.
Anche le persone che sono costrette a seguire ritmi di sonno/veglia alterati possono trarre grandi vantaggi dalla fototerapia; è questo il caso, ad esempio, di chi deve svolgere turni di lavoro di notte oppure è spesso costretto a spostarsi da un fuso orario all’altro. La fototerapia è considerata perciò molto utile per il trattamento dei sintomi del jet lag.
Disturbi psicologici
Un comune ambito di applicazione della fototerapia è nella cosiddetta “Depressione invernale”, conosciuta anche come SAD (Seasonal Affective Disorder). Questo disturbo si manifesta soprattutto in pieno inverno quando la scarsità di ore di luce può influenzare in modo pesante l’umore di persone particolarmente sensibili. Alcune ricerche svolte in ambito clinico hanno evidenziato, in particolare, come il trattamento con fonti di luce abbia nei pazienti la medesima efficacia della somministrazione di farmaci antidepressivi. Con il vantaggio, tuttavia, di essere meno dispendioso dal punto di vista economico, meglio tollerato dai pazienti e con risultati che iniziano a vedersi già dopo poco tempo. Esiste tuttavia una piccola percentuale di persone nelle quali la fototerapia non ha effetti degni di nota.
La fototerapia sembra essere utile anche nel caso di depressione non legata alla stagionalità e di altri disturbi di natura psichiatrica, come ad esempio disturbi bipolari, disturbi depressivi gravi e depressione post-partum. Una cura a base di luce può essere utilizzata come coadiuvante di trattamenti farmacologici oppure, nei casi meno gravi, come unica terapia.
Effetti collaterali della fototerapia
I principali problemi che può dare la fototerapia sono causati dai raggi ultravioletti prodotti da diversi dispositivi non schermati, ma anche dalla luce solare naturale. Una eccessiva esposizione ai raggi UV causa infatti la progressiva distruzione del collagene e delle vitamine A ed E a livello cutaneo, ma soprattutto la possibile formazione di cataratte, la produzione di radicali liberi e il danneggiamento del DNA in grado di generare forme tumorali. Per questi motivi è indispensabile limitare l’esposizione nei confronti della radiazione ultravioletta, e per fare ciò bisogna attenersi alle indicazioni terapeutiche del proprio medico.
Quando viene somministrata luce ad alta intensità, è possibile che nel paziente si manifestino problemi ormonali dal momento che la fototerapia può incrementare la produzione di testosterone, estradiolo, ormone follicolo-stimolante (FSH) e ormone luteinizzante (LH).
Nonostante queste doverose premesse, sono davvero poche le controindicazioni in senso assoluto nei confronti della fototerapia. Particolare attenzione deve essere osservata nel caso di soggetti che presentano ipersensibilità cutanea, fotosensibilità, fototossicità, porfiria o tendenze maniacali. La fototerapia deve invece essere evitata quando il paziente è in cura con erbe fotosensibilizzanti (ad esempio l’iperico o erba di San Giovanni) o farmaci contenenti clorochina o metotrexato.
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