La city bike
Con il continuo sviluppo urbano e il conseguente aumento del traffico, sempre più gente preferisce spostarsi in città con mezzi alternativi, come autobus, tram o filobus. Altre persone preferiscono invece affidarsi alla bici da città, la city bike.
Com è fatta la city bike
La city bike è un tipo di bicicletta molto scorrevole e facile da usare che permette trasferimenti anche medio- lunghi, senza particolari sforzi e grandi sudate. Proprio per queste sue caratteristiche si rivela l’ideale soprattutto per i lavoratori o per gli studenti che devono riuscire a mantenere un look quanto più possibile decente. Alla sua praticità influisce senza dubbio il peso che non supera generalmente i dodici chilogrammi per i modelli con un telaio in acciaio, o ancora minore per modelli in alluminio. Proprio il telaio costituisce la parte essenziale di questo mezzo, in quanto proprio qui vengono fissate successivamente le ruote, il sellino e il manubrio.
Le ruote sono solitamente lisce o poco incanalate e di grandezza compresa tra i ventisei e i ventotto pollici. Sopra le ruote sono posizionati i parafanghi che proteggono da sassi o eventuali fattori esterni.I freni sono di solito a pattino, mentre si rivelano più rari quelli a disco.
Come è noto, perché la bicicletta possa procedere, si rivela fondamentale la catena, responsabile del trasferimento del moto prodotto dalla pedalata. Per proteggere meglio la catena può essere importante il carter, una lamiera intenzionalmente modellata. Questo componente presenta alcuni vantaggi e alcuni svantaggi: tra i vantaggi, oltre alla protezione della catena, si ricorda l’impossibilità che la catena stessa entri in contatto con le gambe del ciclista. Gli svantaggi sono la difficoltà di reinserire la catena nella corona qualora si dovesse sfilare, la difficoltà nella lubrificazione (tant’è che spesso non viene proprio effettuata), difficoltà nell’eventuale smontatura della ruota posteriore, una possibile deformazione che potrebbe causare attrito nonché seccanti rumori e, per ultimo, un aumento, seppur minimo del peso complessivo del mezzo.
Rientrano ormai obbligatori nella fisionomia della bici il casco e il campanello. Quest’ultimo deve essere facilmente udibile anche dagli autisti per evitare spiacevoli incidenti, dato che con questo mezzo ci si muove soprattutto in città.
Storia della bicicletta
Come numerosi altri oggetti entrati ormai a far parte del nostro vivere quotidiano o erroneamente giudicate europee (si pensi alla stampa e ai fuochi d’artificio), anche l’invenzione della bicicletta si deve alla Cina: si pensa, infatti, che già 11500 anni fa le popolazioni cinesi avessero inventato un veicolo di due ruote trainato da animali. Duemila e cinquecento anni dopo i Sumeri, e poi gli Egiziani, adottarono dei sistemi simili, tant’è che molto probabilmente gli egizi compirono anche spedizioni il Mar Nero tramite questi mezzi.
Il primo abbozzo di bicicletta in termini moderni si deve invece a un grande personaggio (o a uno dei suoi allievi): Leonardo da Vinci. Verso la metà degli anni ’60, infatti, uno studioso italiano ha trovato dei disegni risalenti alla fine del XV secolo raffiguranti primi modelli di biciclette. Uno sviluppo maggiore di questo mezzo si deve a un nobile, il Conte Mede de Sivrac, che in piena rivoluzione francese inventò uno strumento, denominato celerifero o velocifero, costituito da due ruote e un’asta collegata alle ruote tramite dei perni. Mancavano perciò i pedali e le spinte si davano battendo direttamente i piedi a terra, raggiungendo quindi velocità poco elevate. È interessante notare come l’asta su cui ci si sedeva poteva assumere svariate forme: serpente, cavallo o leone.
A risolvere il problema dell’impossibilità di sterzare, ci pensò un ufficiale prussiano, von Sauerbrohn. Questo mezzo fu brevettato dal francese Drais e prese il nome di draisienne, italianizzato in draisina. Lo sviluppo del mezzo è tale che viene utilizzato per la prima volta anche per i servizi postali in Germania.
L’installazione dei pedali si deva a Ernest Michaux che nella sua officina assieme al padre dapprima aggiunge questa sua invenzione alle draisine già esistenti, per poi arrivare a produrre dei propri modelli con la ruota anteriore più grande della posteriore, assumendo il nome di biciclo. Dalla seconda metà dell’800 si sviluppano la ruote, le cinghie, sistemi di trasmissione, fino al 1900, in cui nascono le prime gare e le milizie ciclistiche.
Ruote e freni della city bike
Le ruote della city bike si differenziano da quelle degli altri modelli soprattutto per la grandezza, risultano infatti essere di solito più grandi di quelle di un altro modello ampiamente diffuso tra le nostre strade, la più sportiva mountain bike. Questa differenza oltre a richiamare i modelli più antichi di bicicletta, fa sì che sia meno faticoso il trasporto tra le vie urbane. La differenza si spiega anche perché le ruote più piccole della mountain bike devono diminuire l’impatto degli urti. Considerando poi che il sellino è posizionato più in basso rispetto al manubrio, a differenza della mountain bike dove è posizionato allo stesso livello se non più in alto, richiede anche uno posizione migliore per la schiena, e quindi una maggiore praticità.
Collegato alle ruote, è senza dubbio il discorso dei freni. Come precedentemente detto ne esistono due diverse tipologie: a pattino e a disco. I freni a disco, meno diffusi in questo campo, sono una sorta di “pinza”, legata al telaio che tramite le pasticche chiude tra sé la ruota favorendo l’azione di frenata. La classificazione più diffusa è senza dubbio quella del freno a pattino, chiamata in questo ambito “a forma di V”: questo meccanismo viene attivato attraverso la pressione del freno posizionato sul manubrio. Tramite i cavi di trasmissione l’azione frenante passa attraverso i cavi attivando dei gommini (i pattini) che premono sulla ruota favorendo così la frenatura. Questo meccanismo apparentemente semplice può portare a gravi conseguenze se calibrato in modo non corretto, tant’è che esistono proprio per questa caratteristica differenze enormi sul mercato. Questa diversità è dovuta non soltanto ai materiali utilizzati ma anche a numerose innovazione tecniche che stanno interessando anche questo campo: una dei rinnovamenti più singolari riguarda una sorta di ABS adattato alle bici che permette una frenatura a scatti (e quindi in uno spazio più breve) proprio come per le auto.
Fari e catarifrangenti
Nel codice della strada tra le componenti essenziali per poter procedere per le vie urbane sono presenti fari, catarifrangenti e campanello. Tralasciando quest’ultimo che sarà meglio approfondito nel paragrafo seguente, vediamo ora di approfondire i primi due componenti. Per garantire la sicurezza del ciclista e degli autisti, il codice della strada risulta molto preciso e dettagliato sulla disposizione e sulla tipologia di queste due parti, specificando ogni cosa, da dove debbano essere poste fino al colore e al numero.
Per quanto riguarda i catarifrangenti, il codice predispone che di notte sono obbligatori tanto quanto le luci e che su ogni bici (e quindi citybike) siano sette: uno sulla ruota anteriore, uno sulla ruota posteriore, due per ogni pedale e uno posteriore. Il colore deve essere giallo tranne che per quello posteriore che deve essere rosso. Ovviamente quelli posizionati sulle ruote vanno posti sui raggi.
Le luci invece, come è abbastanza noto, sono di due tipi: funzionamento a dinamo o elettrico. I fari a dinamo funzionano con un congegno (la dinamo appunto) che deve essere avvicinato manualmente alla ruota non appena cala il sole e presenta indubbiamente vantaggi e svantaggi: i vantaggi sono rappresentati dall’impossibilità di scaricamento dell’apparecchio, con la conseguenza di non dover spendere soldi per il cambio della batteria. Gli svantaggi sono invece più numerosi: anzitutto l’attrito causato dallo sfregamento rende più difficoltoso il pedalare e quindi si procede inevitabilmente più lentamente. Altro svantaggio è dovuto al fatto che la luce si accende tanto quanto pedaliamo, quindi a seconda della nostra velocità avremo una luce più o meno potente, ma ovviamente se si è stanchi a lungo andare c’è il rischio di dover procedere a luci spente. Bisogna comunque considerare che, nonostante vi siano queste differenze evidenti, per il codice della strada non vi sia alcuna sostanziale preferenza tra queste due tipologie, sebbene appare molto più scomodo il tipo a dinamo.
Campanello, sellino e specchietti
Un altro pezzo necessario per muoversi tra le strade urbane con la nostra city bike è il campanello. Questo piccolo attrezzo, da porre sul manubrio vicino ai freni, sebbene sia legalmente necessario viene spesso venduto a parte rispetto alla bici, soprattutto per motivi di mercato. Quindi, anche se dovesse essere “di serie”, ricordiamoci di comprarlo al momento dell’acquisto della nostra bici, altrimenti non ci sarà possibile muoversi. Nonostante appaia come un componente di seconda importanza, se non come un gadget, ha invece una importanza fondamentale nel traffico cittadino giacché permette di essere sentiti dagli autisti in caso di pericolo. E’ fondamentale quindi che il suono che esso produce sia facilmente udibile anche dagli autisti all’interno degli abitacoli. Conviene quindi acquistare un campanello particolarmente potente e, altrimenti, cambiarlo se non ci soddisfa.
Per quanto riguarda il sellino, si ricorda che si trova più in basso rispetto al manubrio, come è stato precedentemente detto. Un problema che potrebbe causare è rappresentato dalla sua regolazione, spesso, infatti, succede che manubrio e sellino non siano sistemati così come vorremo. Per risolvere questo problema di comodità negli ultimi anni si è diffuso un sistema a bloccaggio rapido, che permette attraverso la semplice pressione di una levetta posizionata sul retro del sellino la regolazione dello stesso secondo il nostro gusto senza che vi sia bisogno di utilizzare attrezzi vari. Questo fa sì che qualora la city bike sia utilizzata da più persone possa esser facilmente e velocemente regolato senza problemi. Questa tecnologia è anche arrivata alle ruote, così da permettere una più facile riposizionamento nel bagagliaio dell’auto.
Una parte non meno importante sono sicuramente gli specchietti. Anche questi difficilmente sono venduti assieme alla city bike e devono essere quindi comprati a parte. La loro utilità può rivelarsi il più delle volte estrema, dato che, soprattutto per le vie cittadine, può essere vantaggioso poter ogni tanto dare un’occhiata ai veicoli che dietro di noi.
Componenti aggiuntivi per la city bike
Escluse le parti sopra elencate che, a dispetto di quanto si possa credere, costituiscono l’ossatura minima per una city bike, esistono anche numerosi altri accessori o migliorie più o meno utili per il nostro mezzo. Tra di essi rientrano anche i cambi che ormai sono presenti sulla maggior parte delle due ruote. Il loro nome più corretto sarebbe rapporti e sono di facile fruizione: così come nelle auto infatti si parte con la prima e si procede via via con le altre marce, tenendole particolarmente basse in salita e in discesa. Il cambio è posizionato sul manubrio e, procedendo con l’aumento delle marce, il cambio esercita meno pressione sulla catena che quindi risulta essere più libera di muoversi, soprattutto per le marce medio – alte.
Tra le varie parti che vanno comprate a sé e si presentano da complemento per la city bike, si può ad esempio citare il portaoggetti, quel cestino che può rivelarsi molto utile per trasportare gli articoli più disparati, dagli zaini alla spesa. Oltre che sul davanti, ultimamente si stanno diffondendo anche quelli laterali, che vanno posti appoggiati sul raggio della ruota posteriore, e sono quindi solitamente due di dimensioni ovviamente minori rispetto al più diffuso cestino.
Una miglioria rilevante se si è genitori può essere il sellino per portare i propri piccoli. Anche questi, come i portaoggetti, possono essere installati sul davanti della city bike, un modo tale che si regga sul manubrio, o sul retro sopra un apposito gancio che permette l’aggancio dello stesso seggiolino. In questo caso forse è più conveniente tenere il sellino sul davanti dato che, specie con i bambini più piccoli, può essere utile tenerli sempre sott’occhio per evitare che, soprattutto per strade confusionarie come quelle cittadine, possa creare problemi a chi guida. Sconveniente appare invece portare entrambi i seggiolini, sia perché aggiungere peso sia perché sarebbe impossibile, o quantomeno arduo, controllare due piccoli e contemporaneamente guidare.
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