Carte di credito tradizionali
Queste carte di credito fanno parte dell’offerta della banca o dell’istituto di credito presso il quale si ha aperto un conto corrente. Si tratta di un servizio addizionale, a pagamento, che in genere mette a disposizione del cliente due tipologie di carta:
- carta di credito “monofunzione”: può essere utilizzata solo come carta di credito;
- carta di credito “multifunzione”: oltre ad essere una carta di credito che svolge la funzione di anticipo dei pagamenti, la carta è abilitata al prelievo di contanti presso gli sportelli automatici e permette di pagare i propri acquisti con la funzione Bancomat. Questa tipologia di carta consente in particolare di effettuare pagamenti con addebito sul conto corrente.
Le carte di credito multifunzione sono le più diffuse, dal momento che presentano il vantaggio di unire in una sola carta numerose funzionalità utili. Queste carte hanno un limite mensile massimo che viene stabilito da parte dell’istituto emittente; in base a quanto indicato sul contratto, l’importo da risarcire può essere posticipato secondo diverse modalità. Il rimborso avviene solitamente entro i 60 giorni e non è soggetto ad alcun interesse. È possibile quindi pagare in un secondo tempo rispetto alla transazione, con il vantaggio di non avere a proprio carico alcun onere aggiuntivo.
Nel caso delle carte di credito “classiche”, tutti i mesi la banca invia al titolare un estratto conto sul quale sono riportate tutte le transazioni eseguite. Su ciascuna operazione viene in genere richiesto il pagamento di un costo, che può essere fisso o proporzionale all’entità della transazione. È bene informarsi dettagliatamente sull’entità di tali spese, dal momento che potrebbero essere particolarmente onerose soprattutto per chi utilizza spesso la carta di credito.
Carte di credito revolving
Queste particolari carte di credito consentono il pagamento dilazionato, a rate, delle spese sostenute. Si tratta di carte ideate per venire incontro alle esigenze delle persone che non possiedono molta liquidità, e che consentono di sostenere spese di una certa entità rimborsando poi a rate gli importi anticipati dalla banca.
Nella maggior parte dei casi queste carte revolving presentano un prestito incorporato: ciò significa che, anche in mancanza effettiva di liquidità sul proprio conto corrente, l’istituto di credito consente al titolare di effettuare prelievi o altre transazioni. In genere si parla di un debito accumulabile il cui limite massimo è compreso fra 2000 e 4000 euro.
Come viene stabilito l’ammontare delle rate? Solitamente la soglia minima di rimborso è compresa fra il 5 e il 10% del fido stabilito, anche se diverse banche possono concedere al cliente di scegliere come e quando rimborsare alla banca la somma dovuta. Man mano i pagamenti delle rate vengono effettuati, il fido del cliente viene progressivamente rigenerato.
Nonostante possa apparire una soluzione allettante, le carte di credito revolving spesso nascondono brutte sorprese, legate ai tassi di interessi applicati. In alcuni casi gli istituti di credito possono anche richiedere interessi pari al 17% della somma anticipata! Perciò, prima di sottoscrivere una carta di credito di questo tipo, è necessario avere ben chiare le modalità di rimborso e soprattutto l’entità degli interessi sul prestito.
Oltre allo svantaggio di dover pagare gli interessi sulle rate, le carte revolving presentano solitamente elevate spese di gestione e, in caso di mancato rimborso del proprio debito, sono ingenti gli interessi passivi che si accumulano a carico del titolare.
Carte di credito co-branding
Queste carte di credito sono mezzi di pagamento emessi da istituti bancari o finanziari in concorso con un’azienda partner. Questa azienda può infatti avvalersi del proprio marchio per rendere più allettante la sottoscrizione di una carta di credito, mettendo a disposizione della propria clientela servizi extra allo scopo di fidelizzare i titolari della carta. È questo il caso, ad esempio, delle carte di credito promosse da supermercati o da compagnie petrolifere, che consentono di accumulare sconti, avvalersi di promozioni o servizi oppure ancora di procedere più velocemente con eventuali raccolte punti. Le carte in co-branding fanno del marketing il loro punto di forza e possono essere emesse anche da negozi di elettrodomestici o informatica, agenzie viaggi, catene di negozi di abbigliamento, case automobilistiche e persino squadre di calcio.
Da un punto di vista strettamente tecnico, una carta “marchiata” può presentare le stesse funzionalità di una carta di credito tradizionale o di una carta revolving, secondo quanto stabilito dagli accordi fra l’istituto emittente e l’azienda terza.
Il mercato delle carte co-branded è in decisa crescita, dal momento che si tratta di carte di credito che hanno un grande fascino sul consumatore e talvolta offrono anche condizioni particolarmente vantaggiose. Anche in questo caso, tuttavia, è bene non lasciarsi abbagliare dalle apparenze ma informarsi in maniera approfondita sui termini e sulle condizioni d’uso per non avere poi brutte sorprese.
Spese da valutare
Ad eccezione di rari casi, le carte di credito possono essere piuttosto costose. Ecco le spese delle quali bisogna solitamente tener conto:
- canone annuo: in alcuni casi è gratuito, ma esistono carte di credito che possono costare anche decine di euro all’anno;
- costo degli estratti conto: alcune banche li inviano tramite internet a titolo gratuito, altre li spediscono invece per posta in formato cartaceo (che ha ovviamente un suo prezzo);
- commissioni sul prelievo del contante: anche qui i costi sono alquanto variabili da carta a carta;
- imposta di bollo: alcune banche, in via promozionale, non la fanno pagare;
- commissioni sull’utilizzo: in alcuni casi utilizzando la carta non si paga nulla, in altri vi è un prezzo da pagare per ogni operazione, fisso o proporzionale all’entità della somma spesa;
- costi per il blocco della carta: in caso di smarrimento o furto, alcune banche addebitano al cliente spese non indifferenti.
La scelta di una carta di credito dovrebbe essere effettuata sulla base delle proprie esigenze, naturalmente, ma considerando anche tutte le voci di spesa sopra riportate. Questo vale soprattutto per le carte di credito di tipo “revolving”, nei quali gli interessi, TAN e TAEG possono essere davvero ingenti, per non parlare delle spese di gestione.
Circuiti di credito
È molto importante, quando si tratta di scegliere una carta di credito, considerare il circuito al quale appartiene la carta. Ovviamente, più ampio sarà il circuito e maggiori saranno le possibilità di utilizzo della carta sia nel proprio Paese che nel resto del mondo.
Fra i principali circuiti di credito a livello mondiale troviamo Visa, Visa Electron, American Express, Cirrus-Maestro e Diners Club; su scala nazionale, i circuiti diffusi in modo più capillare sono invece Bancomat, Pago Bancomat e Postamat.
Una volta ottenuta la nostra carta di credito, naturalmente non bisogna lasciarsi “prendere la mano” dalle spese, dal momento che si rischia di restare scoperti sul conto corrente se, ad esempio, vi è un ritardo nell’addebitamento dello stipendio. E in questo caso l’eccessivo utilizzo della carta di credito viene davvero pagato caro.
Per evitare brutte sorprese è sempre bene informarsi sull’entità del limite di spesa mensile concesso, che solitamente parte da 500 euro che può essere anche illimitato a seconda del reddito del cliente e delle caratteristiche della carta di credito.
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